Ultimamente ho avuto la possibilità di partecipare a “Dietro lo Specchio”, un interessante corso organizzato da Home Philosopy. Essendo molto legata a loro, che mi hanno permesso di avvicinarmi all’Home staging, non mi sono fatta sfuggire questa opportunità. Purtroppo online, come è d’obbligo in questo periodo ma la bravissima Sarah E. Bagliani è stata talmente coinvolgente che, per un paio di ore, mi ha fatto prendere una boccata di aria fresca, facendomi accantonare tutti i pensieri legati al periodo che stiamo vivendo.
I corsi di Home staging sono stati per me fonte di grande crescita sia professionale che emotiva. Home Philosophy Academy mi ha accolto con un grande cuore e condividere passioni con altre persone dal percorso simile al mio, mi ha reso parte di un gruppo al quale ripenso sempre con un sorriso. 🙂
Così mi sono presa il lusso di dedicare del tempo alla mente e al pensiero e, insieme alle altre corsiste, mi sono soffermata ad analizzare il significato di alcuni dei concetti che ruotano attorno alla professione dell’Home stager.
Cosa significa accettare un compromesso nell’Home staging?
Abbiamo “dialogato” sul significato del termine compromesso, uno dei concetti con i quali spesso l’Home stager deve fare i conti.
Siamo giunti a una definizione personale che può essere di aiuto a chi si trova ad affrontare quelle situazioni che, in questo mestiere, necessitano di una mediazione.
Spesso le frasi che contengono la parola “compromesso” suggeriscono qualcosa di negativo, evocando debolezza in chi lo accetta. Tuttavia, dopo questo ricco confronto avuto con le altre corsiste, mi sono trovata a pensare che non sia sempre così.
Negli interventi di Home staging a volte mi trovo ad accettare dei compromessi, perché il mio obiettivo è raggiungere un bene comune. Non si tratta sempre di accettazione incondizionata a qualsiasi costo, ma piuttosto di un mix di scelte consapevoli che non snaturano la mia professionalità e che mi permettono di fare fronte agli imprevisti.
La mia esperienza nell’Home staging
Ho ripensato al mio percorso e a quanto, durante i corsi di Home staging, si parli di bellezza, si respiri perfezione, calore e intraprendenza… e mi è venuto in mente il mio primo intervento da Home stager. Al quale ne sono seguiti tanti altri, tutti accomunati dalla costante presenza di quello che io chiamo “il folletto del compromesso“.
Nei miei interventi di Home staging non è stato sempre semplice mettere in pratica quello che avrei voluto: c’era sempre qualcosa che “mi faceva sospirare” e che mi ricordava che avrei dovuto cercare di fare del mio meglio, con quello che c’era a disposizione.
Certo, parto sempre ben attrezzata ma… non ho la bacchetta magica! Non posso solo applicare quello che ho imparato o che, le mie fantasticherie mi suggeriscono. Ogni sessione di Home staging può essere piena di “trabocchetti” messi in atto proprio dal folletto di cui sopra.
Il folletto del compromesso è sempre presente!
Folletto: “Non si può dare il bianco… non c’è budget!”
Io: “Eh, ho capito ma quella tappezzeria è orrenda!”
Folletto: “Abbiamo poco tempo!”
Io: “E chi siete? La famiglia Bianconiglio?”
Folletto: “Il proprietario ha appena tagliato tutte le siepi. Molto. Troppo!”
Io: “Ma come? Avevo tutto pronto per sistemare e fare le foto in giardino!”
Folletto: “L’energia elettrica è stata già tolta!”
Io: “E il bagno senza finestre come lo allestisco, alle 18 del 6 Novembre?”
Folletto: “Abbiamo tolto i quadri del bisnonno!”
Io: “Si vede… è rimasto il segno su tutte le pareti!”
Mettere da parte l’ego per il bene del cliente
Sto imparando a prenderla bene, alla fine. Una risata son sempre pronta a farmela ma questo costante rapporto con il compromesso, un po’ lo patisco.
Sono una perfezionista e punto sempre ad ottenere il meglio dal mio lavoro. Ho dovuto imparare in fretta che, tra le doti di una buona Home stager devono esserci l’adattabilità e la capacità di problem solving. Possibilmente in fretta.
Se mediare tra quello che vorrei fare e quello che posso fare, fa parte del lavoro e lo accetto di buon grado, faccio più fatica ad accettare il compromesso quando mi restituisce una stanza che non mi soddisfa al 100%.
Agli occhi dei clienti e dei futuri proprietari posso anche aver fatto un buon lavoro ma il mio lato ipercritico, mi tormenterà per quei “cavi un po’ in vista”, per gli antiestetici aloni della tinteggiatura o per le piastrelle dal gusto discutibile.
Questa professione mi ha insegnato a mettere da parte l’ego, quando questo è un ostacolo per il raggiungimento dell’obiettivo. È difficile, lo ammetto, quando si fa un lavoro in cui il gusto soggettivo fa da ago della bilancia. Ma è importante riuscire a fare un passo indietro, trovando l’equilibrio anche nei momenti in cui la frustrazione può annebbiare i pensieri.
Mi ripeto che “fatto è meglio che perfetto” e, considerando che nell’Home staging non si parte mai da un foglio completamente bianco, sto affinando la mia capacità di trovare sempre il bello e di enfatizzarlo. E se non c’è… lo porto io!